Descrizione
Sinossi
Andando “francamente verso se stesso” alla fine del decennio Licini dipinge forme che si sfaldano e agli inizi degli anni Trenta abbandona il “pretesto” imitativo per passare all’astrazione. Ma questa è la fine di un percorso che ha inizio nel 1921 con la prima delle ventitré nature morte annoverate nel catalogo generale di Marchiori.
Questo quinto volume dei Quaderni Liciniani, a cura di Daniela Simoni, è dedicato alle nature morte di Osvaldo Licini realizzate nella sua fase figurativa degli anni Venti, in cui è possibile leggere e ricostruire le diverse cifre stilistiche sperimentate dal pittore marchigiano, dall’esperienza francese vicina a Cézanne al Novecento italiano di de Pisis. Le nature morte di Licini sono caratterizzate da uno sguardo fortemente interiore, verso l’astrazione, affrontano il rischio della più brutale deformazione. È questa l’altra realtà liciniana a cui il titolo fa riferimento, aver intuito negli oggetti il mistero delle loro forze costitutive, il palpito e il respiro della vita.
“Si tratta di fare una «pittura viva, quand’anche brutta» anzi che «morta, purché bella»”.